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Anna Corsi, nata a Genova nel 1928, è alla sua prima esperienza letteraria. Nella sua autobiografia narra dell'adolescenza trascorsa serena e distrutta dal secondo conflitto mondiale. A differenza di tanti altri scritti sulla guerra fatta da partigiani, ufficiali e da commentatori postumi, questo è forse uno dei pochi che testimonia la sopravvivenza di una donna deportata in Germania per rappresaglia verso la sua famiglia a causa delle crudeltà perpetrate da altri e da lei subite. L'autrice descrive le tragedie che ha dovuto affrontare quotidianamente durante quegli anni di terrore, compresi i bombardamenti a tappeto di Colonia e Dresda. A guerra finita, quando è riuscita a sopravvivere e tutto sembrava essersi concluso a lieto fine sino a farsi una famiglia in Germania, ne iniziò un'altra. Non venne accettata dai tedeschi perché italiana con il marchio di traditrice, né dagli italiani perché priva di documenti come se la sua esistenza dipendesse da uno straccio di carta. In ogni pagina traspare la tenacia ed il coraggio che sa avere solo una donna che ama intensamente la propria famiglia i cui valori le hanno permesso ogni volta di risorgere dalle ceneri.